02/07/2006
Naomi e la diagnosi precoce...
Quando ho incontrato Giovanni per visitarlo, come faccio spesso per rompere il ghiaccio con un nuovo paziente, gli ho chiesto di raccontarmi cosa gli fosse accaduto.
La mia professione mi porta quotidianamente a contatto con persone colpite da ictus. Anche se non si fa mai il callo alla sofferenza – lo confesso – col tempo si è portati ad abituarcisi un po’… Così avevo iniziato a trascrivere meccanicamente qualche dato anagrafico.
“Quella mattina mi sono svegliato con un grande mal di testa. Pensai di aver dormito male o di non aver digerito… Così non ci ho dato grande peso. E non ho dato grande peso neppure a Naomi, la mia boxerina…” BOXERINA…?!?! …mi feci tutta orecchi incuriosita… Giovanni proseguì la sua storia: “Sì, dottoressa… non ci crederà… ma Naomi si è accorta che stavo male prima di tutti! – Lo incoraggiai – “Quella mattina, quando andai ad aprirle la porta per farla uscire mi venne incontro festosa come sempre, ma stranamente, non fu esuberante come gli altri giorni. Andò fuori ma tornò quasi subito in casa. Mi annusava i pantaloni insistentemente. Quando mi vide mettere il cappotto per uscire cominciò a girarmi intorno come se volesse a tutti i costi venire con me. La rimproverai: sapeva benissimo che non poteva accompagnarmi quando andavo a lavorare!” “Dopo circa un paio d’ore mi ritrovai al Pronto Soccorso, perché avevo perso completamente la forza al lato destro…” Prese fiato e proseguì: “Mia moglie mi ha poi raccontato che Naomi si era agitata molto alla mia uscita. Sembrava volesse corrermi dietro. Poi rassegnata si era accoccolata nella sua cuccia, senza più muoversi. Mia moglie aveva pensato che si sentisse poco bene… Chissà cosa aveva percepito…!? Pensa possibile che si fosse resa conto di ciò che stava per accadermi? Anche i giorni successivi il suo atteggiamento era apparso ancora molto strano: sembrava consapevole di non poter richiedere molte attenzioni, era abbacchiata, quasi avesse dimenticato la sua abituale allegria.” Il racconto si era fatto interessante. “E poi? Cos’è successo al suo ritorno a casa?” – chiesi molto incuriosita. “Quando sono stato dimesso dall’Ospedale, l’idea di essere “assalito” da Naomi mi preoccupava un po’… Il mio lato malato non era così stabile da reggere le feste esuberanti che mi aspettavo… Lei non ci crederà, Dottoressa… Tutti dicono che il Boxer è un cane “speciale”… Superai il cancello del giardino e la chiamai. Stava dormendo sulla sua branda sotto il porticato. Si alzò rapidamente e mi venne incontro, ma più si avvicinava, più rallentava il passo. Quando fu ai miei piedi iniziò a sculettare felice, ma – incredibilmente – non accennò né a saltare né ad alzarsi da terra. Alla fine si lasciò cadere e si mise a pancia all’aria, con un fare che ricordava gli svenimenti di certi vecchi film muti!
Da allora, Naomi vive come se fosse la mia ombra…”
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