Epilessia, c'è ma non si dice...
Una delle scene più impressionanti, cui può assistere il padrone di un cane, è quella di vedere il proprio amico in preda ad un attacco epilettico.
L’Epilessia è abbastanza comune nel cane (piuttosto rara nel gatto, non si sa perché…) e si manifesta più frequentemente in certe razze piuttosto che in altre.
Il Boxer risulta una di quelle in cui l'incidenza dell'epilessia idiopatica è abbastanza elevata, anche perché la sua selezione è piuttosto "recente" (è del 1895 il primo boxer presentato in un’esposizione canina) e la necessità di fissare determinati caratteri è stata ottenuta attraverso un largo utilizzo della consanguineità.
Prima di tutto, la DEFINIZIONE : l’EPILESSIA è un disturbo neurologico caratterizzato da improvvisi e ricorrenti attacchi di disfunzione muscolare, sensoriale e psichica, con o senza convulsioni e perdita di coscienza.
Un ATTACCO EPILETTICO è determinato da una anormale attività elettrica cerebrale che dipende da una disfunzione di un piccolo gruppo di cellule nervose, le quali risultano più eccitabili delle altre, si sincronizzano e cominciano a mandare impulsi a ripetizione coinvolgendo nella loro attività altri gruppi di neuroni e altri ancora, fino al coinvolgimento di tutta la sostanza grigia.
A volte il punto d’origine della crisi epilettica è vicino ad una lesione organica o è sede di un processo patologico. Ematomi, tumori, infiammazioni, infezioni, aree di necrosi, malformazioni, disturbi tossici o metabolici possono tutti essere associati a crisi epilettiche. In questo caso si parla di epilessia secondaria o sintomatica.
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Nella maggior parte dei casi, l’epilessia del cane non è associata ad alcun disturbo organico. Questo è vero soprattutto nei cani di taglia media e grande (oltre i 15 Kg) e di età media (compresa tra 1-2 e 5-6 anni). In tali soggetti tutte le ricerche ematochimiche e la diagnostica per immagini (TAC o RM) sono negative. In questi casi si parla di epilessia idiopatica o primaria. Il termine “idiopatico” viene usato in Medicina per tutte le malattie “senza una causa apparente”. |
Le crisi si ripetono, più o meno a cadenza costante, per molti anni consecutivi, spesso per tutta la vita. Tra una crisi e l’altra il cane è perfettamente sano e normale, anche se immediatamente dopo può avere alterazioni del comportamento e dell’esame neurologico, riferibili al periodo postictale. Con il tempo le crisi si possono ravvicinare, distanziare, intensificare o ridurre di intensità.
Le crisi epilettiche possono essere generalizzate, con perdita di coscienza, attività motoria involontaria diffusa a tutti i muscoli del corpo, perdita di urine e feci, oppure crisi epilettiche parziali, durante le quali il cane mantiene il contatto con il mondo che lo circonda (anche se può fare cose insolite) e può avere contrazioni involontarie di pochi gruppi muscolari.
La crisi epilettica può essere preceduta dall’aura, fase di pochi secondi durante i quali il cane sembra accorgersi dell’arrivo della crisi, sembra spaventato, irrequieto e cerca il proprietario.
Dopo la crisi si può verificare la sintomatologia postictale, di durata variabile fino ad alcuni giorni, con alterazioni del comportamento, quali eccessiva sete, voracità, iperattività.
diagnosi dell’ epilessia idiopatica
Il cane “ideale” per questa diagnosi è un soggetto di media taglia, giovane adulto, perfettamente normale alla visita, con un profilo ematologico e biochimico nella norma ed eventualmente con una diagnostica per immagini dell’encefalo negativa. Relativamente alla necessità di un accertamento come TAC o RM, dato che questo tipo di indagine richiede che il cane venga sottoposto ad anestesia generale ed una spesa abbastanza elevata, è accettabile sorvolare su questo aspetto se tutti gli elementi clinici e anamnestici convergono verso la diagnosi di epilessia idiopatica, rinviandola nel caso in cui si presenti qualche nuovo evento.
L’esatta origine dell’epilessia idiopatica non è conosciuta né per l’uomo, né per il cane. Per l’uomo si sospetta, in alcuni casi, una trasmissione genetica a carattere ereditario di tipo dominante.
Per il cane, al contrario, sarebbe possibile arrivare ad un chiarimento genetico tramite la consanguineità, gli accoppiamenti mirati ed i re-incroci.
Gli aspetti genetici dell’epilessia idiopatica sono stati dimostrati nel Labrador, nel Golden Retriever e nel Bovaro del Bernese nei quali l'epilessia si trasmette come carattere autosomico recessivo, anche se più di un gene sembra responsabile della sua trasmissione.
Resta ancora da approfondire fino a che punto i fattori ambientali entrino in gioco nell’epilessia.
E’ chiaro che la malattia potrebbe essere “minimizzata” se si avesse il coraggio di parlarne... Un po’ come succede per la discesa dei testicoli nel cucciolo : se tutti coloro i quali si cimentano nell’allevamento mettessero a disposizione la propria esperienza ed i dati in loro possesso, il problema sarebbe sotto controllo.
terapia dell’ epilessia idiopatica
L’epilessia può essere curata.
La terapia è indicata per tutti i soggetti che abbiano avuto almeno tre crisi epilettiche distanziate da un periodo interictale inferiore alle quattro settimane.
Di solito si comincia a somministrare il fenobarbitale (Gardenale, Luminale) partendo da un dosaggio di 2,5 mg/kg due volte al dì. Dopo 2 settimane di trattamento si deve effettuare il dosaggio del farmaco nel sangue (fenobarbitalemia) per verificare che la posologia usata sia corretta: ci sono cani nei quali per avere una fenobarbitalemia adeguata (30-35 microgrammi su ml di sangue) sono necessari dosaggi orali di fenobarbitale quadrupli rispetto a quelli sufficienti per altri soggetti.
Se la fenobarbitalemia è sotto il limite terapeutico, si aumenta il dosaggio orale e si ripete l’esame dopo due settimane, fino a trovare la posologia adatta. La fenobarbitalemia poi verrà controllata un paio di volte all’anno, oppure al bisogno se dovessero ricomparire le crisi.
Se il valore è nell’intervallo terapeutico, ma il cane continua a presentare crisi epilettiche, si aggiunge il Bromuro di potassio (KBr). Anch’esso andrà poi dosato nel sangue, ma solo dopo circa 3 mesi dal suo inizio, perché impiega molto più tempo per raggiungere un livello stabile.
Si raccomanda il controllo periodico dei valori epatici.
L’obiettivo minimo della terapia anticonvulsivante è di aumentare del 50% il periodo di tempo che mediamente trascorre tra una crisi e l’altra, mentre il massimo obiettivo raggiungibile è la scomparsa delle crisi. Nel cane si raggiunge un buon controllo della malattia (scomparsa delle crisi o importante allungamento del periodo interictale) in circa il 70% dei pazienti trattati con fenobarbitale, mentre per il 10-15% dei casi il controllo adeguato della malattia viene ottenuto solo con la combinazione di fenobarbitale e bromuro di potassio. Questa combinazione si associa spesso, nei cani resistenti alla terapia con solo fenobarbitale, alla completa remissione delle crisi.
curare l’ emergenza
Di fronte ad un attacco epilettico, non c'è molto da fare per controllarlo.
Il diazepam (Valium) è il farmaco d’elezione quando il cane ha una crisi epilettica. La soluzione iniettabile quindi va tenuta sempre in casa e somministrata per via rettale o per via orale il prima possibile, quando comincia la crisi, durante la crisi o, al limite, anche alla fine della crisi. A seconda del momento in cui si riesce a somministrarlo, il diazepam serve ad evitare la crisi, a ridurla di intensità e durata, oppure a ridurre di intensità e durata il periodo postictale. Il dosaggio va da 0,5 a 2 mg/kg.
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